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Andrea Maestri ex paralmentare

Lettera alla donne di Cutro


 
Sono bruciate in mare le vite scomode dei vostri figli e con loro è diventata cenere, di corpi e di speranza, l'illusione di una vita migliore, lontano dalla violenza della guerra o della fame.

 Il legno fradicio del caicco non ha retto al peso di quelle vite fragili, a pochi passi da una terra pronta ad accogliere.

 Ma il mare no, il mare non accoglie, semmai trasporta uomini e merci, cose ed esseri umani e quando ha fame trangugia vorace, masticando le onde e i corpi e i vestiti e i poveri bagagli, insieme.

 Eravate afghane, pakistane, turche, somale: ora siete tutte donne di Cutro, il luogo dove, vive o morte - e con voi, vivi o morti, i vostri figli – siete approdate.

 Ognuna di voi porta il nome o il destino di Ulisse, Odisseo alla greca, “colui che è odiato, respinto”. 

 No, non siete le spose, non siete Penelope, in attesa di un ritorno, siete voi stesse Odisseo, che prende in braccio i figli, un sacco leggero in spalla e affronta il mare.

 Siete partite dalla vostra Itaca, misera e amata casa e già pensavate a un futuro ritorno.

 Poseidone ostacola Ulisse, il mare ha intralciato il vostro navigare in cerca di salvezza.

 Vi sono corsi incontro come si corre contro il nemico e sono tornati indietro, come si batte in ritirata quando la furia degli elementi spaventa e sconquassa anime e truppe.

 Sarebbero dovuti corrervi incontro per mettervi in salvo, come le braccia spalancate di una madre che accoglie il ritorno di un figlio.

 Vi chiedo scusa, donne di Cutro, per il male che avete raccolto, per il dolore, la solitudine, l'acqua gelida, gli scogli duri, la durezza degli uomini che non sono corsi a salvarvi.

 Il vostro coraggio condanna la loro pavidità, il vostro smisurato dolore condanna la loro inerzia, la grandezza del vostro sacrificio cancella la miserabile inezia del loro cinismo.

 Non vi hanno accolto e quindi siete accolte per sempre.

 Siete accolte per sempre, voi e i vostri figli, nel cuore arrabbiato di ognuno di noi, nelle nostre menti in subbuglio, nelle nostre mani che ancora tremano, nei nostri occhi che ancora cercano, tra le onde ora placate, un respiro di vita.

 Siete accolte per sempre, dove i confini sono sbriciolati dall'umanità, dove i possenti muri crollano di fronte al sorriso triste di un bambino in fuga, dove le armi cadono e tacciono, umiliate dalla forza di uno sguardo di donna.


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