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Irina Di Ruocco

Dep. of Transportation Civil Engineering University of Naples Federico II

Tra Super-bonus e Super-opportunità

Ne abbiamo parlato molto da quando è stato introdotto con il movimento 5 stelle con la misura contenuta nel Decreto-legge 23 del 19 maggio 2020, comunemente denominato “Decreto Rilancio”. Il Superbonus è stato discusso e apprezzato. Misura che affianca altri incentivi come il Bonus Casa e il Sismabonus è uno strumento necessario per ringiovanire il tessuto edilizio italiano, fondamentale per la ripresa economica del settore edilizio con non poche difficoltà dovute anche allo stop causato dalla pandemia, ma il superbonus al 110% è una bandiera che cambia direzione come varai il vento politico. Bisogna però capire se è tutto oro quello che luccica. Il settore edilizio è uno dei pilastri economici del Paese, poiché la maggior parte della ricchezza degli italiani di 5.4 Mld di € è negli edifici di proprietà privata. Secondo quanto riportato da Il sole 24 ore, nel 2021, il settore edilizio italiano è un motore importante per l’economia. Nel 2021 infatti, il settore in crescita ha aiutato il PIL ad aumentare del 6,7%, e del 6,6% nel 2022. Tenendo come riferimento l’andamento di questi due anni, gli investimenti nel settore sono cresciuti del 17,6% nel 2021, con una variazione del 70% dal 2020. La principale spinta per questa crescita sono stati il bonus fiscale e il Superbonus, rafforzati dall’introduzione del PNRR nel 2019. Al 2023, si contano (stima Cgia) 372.303 asseverazioni presentate entro il 31 gennaio 2023. Questi numeri indicano alcuni scenari che vanno descritti: a) il superbonus non è e non sarebbe mai stata una misura constante da mantenere senza modifiche, b) gli effetti vanno commisurati sia sul breve che lungo-termine. A lungo termine, nonostante il supporto (e ricordiamolo, non eterno) del PNRR, il settore già depotenziato da crisi e migrazioni del lavoratori, si trova in difficoltà di adeguamento di risorse economiche (in termini di spesa) e umane (manodopera) nonché di materiale, c) le criticità da affrontare sono espresse anche dalla capacità di unire la forte domanda con i requisiti fiscali dietro tale misura. Se alle 372mila richieste corrispondono il 3,1 % degli immobili ad uso residenziale che hanno fatto richiesta, rimane scoperto il 6,9 % su un totale del 12.187.698 edifici residenziali presenti in Italia (ISTAT, 2011).
L’incognita governo nel 2021 è diventato realtà nel 2022 post elezione, e incubo ora nel 2023 con le recenti decisioni del Governo Meloni di modificare la misura. Le difficoltà fano capo al bilancio, e secondo il Cgia di Mestre, per riqualificare il 3.1% degli edifici, lo Stato ha preso in carico circa 71 Mld di €. Non è solo una questione di risorse, ma anche di comprendere bene che la misura ha delle regole e condizioni che possono favorire il settore solo in misura limitata. 
La preoccupazione della misura è di carattere macroeconomico e non riguarda in sé la misura di riqualificazione dell’edificio. Indubbiamente, il bonus edilizio consentiva di far decollare l’agognata necessità di rigenerazione urbana delle città, ma le regole sulla cessione dei crediti ha favorito la riqualificazione di una parte di edifici, consentendo ai richiedenti dell’incentivo di non farsi carico di una spesa (detrazioni fiscali) non in grado di spendere per ristrutturare l’edificio. 
Famiglie che hanno in carico crediti non più detraibili e imprese con il lavori da eseguire sono finite in uno stagno di immobilismo non ancora chiarito dal Governo. Lo stop alla cessione dei crediti può frenare la bolla esplosa sull’intero procedimento (si stima una truffa da 5-6 Mld di €). Da un lato, ha consentito a famiglie e imprese di ottenere agevolazioni, dall’altro invece ha aumentato la speculazione sul settore, aggravata dall’aumento di prezzi dei materiali dovuti sia alla guerra tra Ucraina e Russia, sia dalle precedenti ondati di Covid in Cina che hanno provocato stop nei porti e crisi dei prezzi dei noli (provocando un aumento del materiale già tra il 2021 e 2022). 
La prospettiva di far crescere il settore edilizio e di coniugare una sinergia positiva tra pubblico e privato, riqualificando gli edifici per la prevenzione al danno sismico e la riduzione della spesa energetica, che in termini di sostenibilità ambientale a sua volta va ad impattare sullo spreco di energia e ci allontana dai requisititi di avere città visibili e anti-cambiamento climatico, è al momento un punto fermo nel nostro territorio italiano. Sembra che si ripeta sempre la stessa favola di lanciare una misura e non identificare con misure ex ante i criteri e le regole a contorno per favorirne la buona riuscita.
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