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Irina Di Ruocco

Dep. of Transportation Civil Engineering University of Naples Federico II

Giovani distanti dalla politica: un disagio annunciato

Prospettive dell’Italia nel doppio voto. Cosa manca all’Italia per essere Italia unita?
Quasi più atteso del festival di Sanremo ci sono state le votazioni regionali in Lombardia e nel Lazio. In questi mesi in Lombardia c’è stato un pullulare di incontri, dibattiti e stand per la promozione dei diversi candidati. Ma cosa ne pensano i giovani? I giovani sono al centro del dibattito quando bisogna attirare l’attenzione, ma tendenzialmente sono fuori dall’interesse della politica. Cosa sono i giovani? Una risorsa, un peso, un’opportunità? E soprattutto, per la politica italiana, chi sono i giovani? I millennials, la classe over 35 anni o le nuove generazioni? Questi dilemmi dovrebbe scioglierli la politica ma lo stato dei fatti racconta un’altra storia. 
Si parla tanto di astensionismo dei giovani. Ma è vero che ai giovani non interessano le elezioni o la politica? La sfiducia in chi ci rappresenta al Parlamento è un andamento che andato ad aumentare in modo costante negli ultimi 30 anni. Complice gli scarsi programmi che hanno coinvolto le generazioni dagli anni ‘80, la poca sensibilità al futuro, al lavoro e ai diritti personali. Le cose oggi non sono cambiate, anzi si sono aggiunte necessità come l’ambiente, il salario minimo e il problema delle nascite.
Perché se da un lato pensiamo al lavoro e alle problematiche connesse, dall’altro abbiamo il desiderio che + un “urlo” di generazioni inascoltate. A fronte di questi problemi, di conseguenza si riscontrano in Italia la mancanza di possibilità nel crearsi una famiglia e la natalità è in forte diminuzione. Si tratta di bisogni basilari, come ci ricorda la Piramide di Maslow, e il progresso psicologico avvenuto a livello mondiale, sottolinea che il lavoro, la famiglia, le relazioni, non sono (solo) una scelta, ma un diritto. Questo diritto allo stato attuale è una possibilità per pochi. Chi sceglie di lavorare nella propria terra sa che difficoltà va incontro. Chi sceglie di andare via, si porterà con sé il rimorso di non “aver fatto abbastanza”. Andarsene non è un e non è il – problema. Andarsene, quando è l’unica scelta da fare, per mantenere alto il diritto alla vita (sociale, economica, psico-fisica) è l’abominio di distruzione generazionale che assistiamo in Italia. 
Vivere la propria vita è diventato un momento di sofferenza, di stress, di frustrazione. Vivere è diventato una possibilità per pochi (privilegiati). 
Scandire i momenti dagli anni ’80 ad oggi per sottolineare il rapido cambiamento a) dei partiti, b) dei giovani, è lungo e complesso. Bisogna considerare che, prima che Bauman pubblicasse i volumi sulla società liquida negli anni 2000, aveva già intuito la direzione così eterea della società, che racchiuderla in un paio di righe di definizione, risulterebbe riduttivo. Ma come si può allora comprendere perché oggi i giovani sono “assenti” dalla vita politica, ed è vero che lo sono? L’astensionismo nelle precedenti elezioni è stato maggiore per la classe di elettori adulti, sfiduciati dalla distruzione dei partiti e dei loro valori. I giovani, seppur rappresentano il 30% circa della classe dell’elettorato. Alcuni numeri indicativi, come i dati riportati dal “Dataroom” di Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul “Corriere della Sera” nel 2022, l’astensione dal 1992 è salita (alla Camera dei Deputati) dai 6 milioni complessivi (il 12,65% degli aventi diritto) fino ai 12,5 milioni (27,06%) delle Elezioni 2018. Voler necessariamente dire che le diverse generazioni hanno lo stesso comportamento, proprio menzionando Bauman, è insensato. I rapidi cambiamenti, hanno innescato fratture psicologiche e scelte nelle diverse generazioni. Durante le scorse elezioni del 2022 e le attuali, i dati preoccupanti erano appunto i neo 18enni e la Gen Z. Secondo l’analisi di Dataroom su base Itanes l’astensione dei 18-34 anni è del 38% (contro il % nel 92), 35-50enni del 31% conro il 10% nel 92’.
Cosa manca all’avvicinamento tra giovani e politica? Una connessione che è la partecipazione. I giovani vogliono partecipare, e lo fanno organizzandosi in associazioni, comitati o collettive di stampo sociale e/o politico. I temi affrontati non sono i classici argomenti “giovanili” ma evidenziano il problema dell’Italia. Infine, la sensazione che, diversamente dagli over 50, le cose su cui i giovani puntano i riflettori non possono essere cambiate non perché “impossibili” ma perché immobili. L’immobilismo è una condizione di fragilità e di impoverimento della nostra società italiana. Di questo i giovani ne sono a conoscenza e provano a combatterla. La conservazione di alcune abitudini dannose è uno degli ostacoli alla partecipazione giovanile alle elezioni e alla vita politica del Paese.
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