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Paolo De Martino

Berlusconi è solo un provocatore?

Ma Berlusconi cosa ha detto che non va sul Donbass? 

Nel 2017 il nostro attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, prima in una conferenza stampa congiunta con Putin e poi in
un’intervista ad una televisione Russa, si auspicava il rispetto degli accordi di Minsk, chiedendo al Presidente russo di esercitare “la propria influenza” per far rispettare tali accordi. Ma cosa prevedevano questi accordi? Un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell’Ucraina a garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. A ridosso del 24 febbraio 2022, oltre al presidente Mattarella, molti esponenti di spicco, tra cui il presidente francese Macron e il segretario di Stato americano Blinken, si erano spesi a favore degli accordi di Minsk del 2015. 

Cancellare gli antefatti ed osservare, forse, soltanto ciò che sta accadendo è una distorsione informativa. 

Quindi, facendo un passo indietro, bisogna ricordare che nel 2014 il conflitto tra Ucraina e Russia si intensificò per l’avvicinamento tra Ucraina e Unione Europea, segnato dall’accordo firmato da Petro Poroshenko succeduto nel marzo dello stesso anano a Viktor Janukovic, che aveva di nuovo portato il Paese sotto l’orbita della Russia. Negli 8 anni precedenti alla firma del trattato (24 Febbraio 2022), come riferito dagli osservatori Osce, i combattimenti si sono susseguiti in tutta l’area del Donbass estendendosi anche alle zone limitrofe. Durante i combattimenti ci fu anche l’abbattimento di un aereo civile dove persero la vita 300 persone circa. A bordo c’erano turisti anche occidentali. Tra le diverse battaglie quella più cruenta fu il cosiddetto “rogo di Odessa” del 2 maggio 2014 quando un gruppo di manifestanti filorussi che si era rifugiato nella Casa dei Sindacati furono circondati da una folla di nazionalisti ucraini, armati di molotov, e furono letteralmente arsi vivi. Il rogo causò la morte di 42 civili. Da quel momento è sempre stata più fulgida l’escalation nonostante nel mezzo venisse sottoscritto un nuovo accordo tra Russia e Ucraina, Minsk II. Buona parte dei punti del documento non sono stati attuati a partire dalle riforme costituzionali che i vari governi ucraini non hanno garantito. 

Il governo russo premeva affinché con l’accordo di Minsk vi fosse un obbligo per l’Ucraina di concedere alle autorità ribelli del Donbass un’autonomia completa e una rappresentanza nel governo centrale. 
“I funzionari di Kyiv d’altro canto – e logicamente – temevano che una situazione del genere potesse consolidare l’influenza di Mosca nella regione, minando la sovranità del Paese e ponendo fine alle sue aspirazioni di entrare nella Nato e nell’Unione europea” scrive  Eleonora Ducci sul Il Mulino.

“Purtroppo dobbiamo dire che Kiev riceve il sostegno degli Stati Uniti e dei suoi alleati della Nato: stanno intensificando gli sforzi per aumentare la loro presenza in Ucraina e nella regione del Mar Nero in termini militari violando di fatto gli accordi di Minsk dicendo che sono pronti a inviare militari e a fornire armi all'Ucraina”
Queste affermazioni furono fatte dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in una conferenza stampa del novembre del 2021. 
Era la solita propaganda Russa? 
No. 
In realtà si è scoperto che già da 8 anni gli Usa armavano e addestravano soldati di Kiev per questo scontro. A svelarlo è stato un generale della Nato, Mieczyslaw Bieniek in un'intervista a Repubblica. L'ex primo vice comandante strategico polacco dell’Alleanza Atlantica, ha spiegato: "Le forze speciali ucraine sono state addestrate dal 2016 dalle truppe speciali della Nato”. 
A tal proposito dopo diversi comunicati, Putin decise di inviare  Il 15 dicembre 2021 agli Stati Uniti d’America un articolato progetto di Trattato per disinnescare questa esplosiva situazione. 

Quindi, la Russia ha sempre riconosciuto come interlocutori l’America e la NATO considerando l’Europa, soprattutto dopo l'uscita dalla scena politica della Merkel, incapace di avere una propria autonomia in politica estera. Lo si vede con il Governo Meloni che al suo interno ha molti esponenti che prima di essere eletti avevano (hanno?) legami forti con il Cremlino e adesso sono diventati filoucraini. Questo sta a significare che la politica estera dei paesi europei è commissariata. 

Certo che la proposta di “pace preventiva” della Federazione Russa era chiara e molto esigente, ma non fu presa in considerazione neanche per avviare colloqui. Anzi fu respinta e incominciò di fatto in Ucraina uno schieramento sotto comando Usa-Nato, perché era chiaro che dopo l'ennesimo rifiuto di negoziare Putin avrebbe attaccato. 
Infatti, cosa fece Putin nella conferenza stampa del 22 febbraio 2022? Lo Zar come prima cosa riconobbe pubblicamente le Repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk.
Egli invocò l’estinzione di ogni trattato per reazione al mancato inadempimento degli obblighi in capo all’Ucraina: “in applicazione della clausola inadimplenti non est adimplendum ai sensi dell’art. 60, par. 1, della Convenzione di Vienna (Cimiotta, “La Corte internazionale di giustizia e le reazioni alla violazione di trattati bilaterali: la sospensione del trattato e gli altri rimedi”, in Rivista di diritto internazionale, fasc. 1, 2013, p. 48 ss.). Tale norma regola l’inadempimento dei trattati bilaterali, permettendo allo Stato vittima della violazione di porvi termine o di sospenderne completamente o parzialmente l’applicazione” 
Poteva farlo Putin? 
Poteva la NATO fornire armi agli ucraini e fare imponenti esercitazioni ai confini con la Russia? 

Per non addentrarci in questioni di diritto internazionale bisogna, ad onor di cronaca, constatare che lo status del Donbass non è mai stato definito. Per Kyiv dovrebbe avere la stessa autonomia delle altre regioni ucraine; per Mosca, uno statuto speciale con proprie forze di polizia e sistema giudiziario. Non c’è dubbio che il fallimento degli Accordi di Minsk sia una delle cause della guerra. Quindi un fallimento anche del governo presieduto da Zelensky, ovvero ciò che brutalmente ha detto Berlusconi ieri sera in un’intervista. Ma è chiaro che la questione del Donbass pur se cruciale è strumentale perché alla base c’è la volontà dell’Ucraina di far parte dell’Unione Europea e quindi del patto atlantico. 
Di questi tempi bisogna sottolineare che non c’è nessuna simpatia per il dittatore russo che nel suo paese la libertà di espressione e di associazione è sotto attacco. Amnesty afferma che il clima si è deteriorato dal ritorno al potere del presidente Vladimir Putin nel 2012. Da allora la situazione è peggiorata sempre  di più fino all'avvelenamento e all'arresto nel 2020 del principale oppositore Alexei Navalny, da allora relegato in carcere. Intanto, la rivoluzione per defenestrare Putin non è avvenuta ed è fallito anche il regime change, o forse non si è fatto abbastanza. Nel frattempo, che si decide continuano i bombardamenti, milioni di persone sono in pericolo e in fuga, le città distrutte, la pace si allontana sempre di più e il sistema economico mondiale è sempre più in crisi. Berlusconi anche se è avanti con l’età,  è ancora capace di intendere e volere e le sue dichiarazioni non sono a caso. 
C’è una strategia? 
È in contatto con il suo amico di merenda?
Tra le altre cose il cavaliere ha detto che c’è bisogno di uno nuovo piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. 
È stato un messaggio perché ci sono margini di trattativa con Putin? 
Ha introdotto un elemento di fuoriuscita onorevole dalla guerra per l’Ucraina?
In realtà la strada dei colloqui diplomatici  non si è mai percorsa fino in fondo forse perché significherebbe concedere qualcosa alla Russia. Nessuno vuole indietreggiare. La sensazione è quella che i leader europei capitanati da un vecchio Biden, non vogliono cedere a nessuna trattativa, visti anche gli ultimi incontri che Zelensky ha tenuto negli ultimi giorni in giro per il vecchio continente per  chiedere ancora e ancora armamenti. Se le guerre non finiscono con tregua e trattati finiscono con un duro conflitto, la storia insegna.


@paolo_demartino

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